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Obesità Infantile – Il lato oscuro del progresso

Negli ultimi decenni profondi cambiamenti hanno interessato la nostra società ed i nostri stili di vita. Tra le cause principali possiamo riconoscere l’urbanizzazione, la crescita economica, la modernizzazione in generale e la globalizzazione dei mercati economici.

Il tutto si è tradotto in una vita più sedentaria, con più tempo trascorso davanti alla Tv o ad altre tecnologie, e meno tempo passato all’aria aperta o dedicato al movimento del corpo, unitamente con un maggior introito calorico attribuibile essenzialmente alla grande quantità di cibo a disposizione.

Il quadro appena descritto si è inevitabilmente espresso nella popolazione in un aumento dei casi di “sovrappeso” e “obesità”, entrambe riconosciute come grave problema di salute pubblica, sempre più dirompente nell’infanzia e nell’adolescenza.

Le epidemie di obesità, malattie cardiovascolari e diabete costituiscono il punto cruciale del cambiamento delle malattie dell’umanità, a livello globale. L’obesità, in particolare, si è via via configurata come epidemia colossale, principale fattore di rischio per le malattie cardiovascolari, contribuendo a 2,6 milioni di morti in tutto il mondo ogni anno.

Anche se le principali cause di questo male della società moderna sono da attribuire prima di tutto all’inattività fisica e alle scorrette abitudini alimentari – lo scarso consumo di frutta e verdura o lo squilibrio tra l’apporto calorico e il dispendio energetico – sono da valutare le varie e tante cause che conducono al sovrappeso o all’obesità.

La situazione attuale nei paesi industrializzati come l’Italia registra un costante incremento del problema del sovrappeso e quello ancora più grave dell’obesità, che colpisce indistintamente ogni fascia di età della popolazione creando un disagio che non si limita al solo lievitare dei costi sanitari, ma abbraccia ambiti vasti della popolazione.

Il problema, inizialmente sottovalutato, viene invece oggi affrontato su larga scala da tutti i paesi sviluppati, che si ritrovano inesorabilmente a dover constatare la crescita dei “chili di troppo” e, soprattutto, l’espansione della fascia di età colpita.

Da qualche decennio, infatti, si parla di “Obesità Infantile” per definire i soggetti in fascia di età evolutiva interessati dal problema.

L’interesse per l’obesità infantile, lo studio e il modo di affrontarla sono tuttora in piena evoluzione. I recenti studi e le ultime linee di intervento su scala globale sembrano poter essere efficaci al fine di ridurre le conseguenze dell’epidemia del terzo millennio, ma necessariamente gli interventi non possono fermarsi alla fascia o al piccolo nucleo, diversamente devono interessare la popolazione a livello globale; e in modo mirato i soggetti nel loro microambiente, dunque con il necessario coinvolgimento della famiglia e della scuola.

Ma se per l’aspetto globale servono politiche intelligenti, quindi bisogna confidare nel buon governo e nella buona amministrazione, nel microambiente diventano protagonisti i professionisti del settore.

Il loro ruolo diventa cruciale, fornendo in modo diretto la chiave per aprire una porta che spesso si fa fatica a varcare, ostacolata dalla cultura e dall’ambiente del soggetto, così come da abitudini familiari andatesi consolidando nel tempo, che possono rivelarsi lo scoglio più grande da superare per trasformare lo stile di vita di intere generazioni.

Nonostante il compito appaia difficile, la sfida è stata lanciata a livello mondiale e recentemente diversi casi di interventi mirati hanno avuto il pregio di dare i primi buoni risultati, oltre a fornire delle indicazioni utili per il futuro.

Ma la strada è ancora lunga, soprattutto se si pensa che l’obiettivo di incentivare lo studio, gli approfondimenti e la messa in campo di strategie per sconfiggere il nuovo male del secolo, non sempre ricevono le stesse attenzioni da parte dei Governi degli Stati maggiormente coinvolti.

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